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ASHTANGA YOGA? NO GRAZIE

Cristina Chiummo

1 settembre 2020

Facevo yoga già da anni quando Tiziana mi chiese se volevo partecipare ad un workshop di Ashtanga yoga con una sessione di Hatha all’interno.
Decisi di iscrivermi ...
“tanto che vuoi che sia un workshop di Yoga per me che già pratico da tempo”
pensai
“ un occasione per dedicare due giornate alla mia passione”
.... ebbene fu una delle prove più dure per il mio Ego!!
Fu terribile, vedevo l’insegnante chiamare asana impensabili ed eseguirle con una facilità incredibile, quando tutto erano tranne che semplici; vedevo le ragazze nei tappetini accanto che sapevano già quale asana sarebbe arrivata dopo e sembravano preparate al massacro, il tutto accompagnato da una respirazione sonora e profonda che io non riuscivo proprio a fare! Mi rifiutavo di respirare in quel modo, il mio insegnante anzi ci diceva di mantenere un respiro silenzioso … che cosa era quel rantolo osceno?!?
ogni cosa che mi si diceva di fare era totalmente diversa da quello che per anni mi avevano insegnato!!
Ero all’inferno, in mezzo a pazzi che pensavano di fare yoga quando si stavano contorcendo senza motivo .... Finita la prima giornata uscii da quella esperienza distrutta fisicamente e moralmente ... decretai
Ashtanga Yoga NO GRAZIE!!
questo non è yoga!!!
Quella notte fu insonne sia per i dolori sia per i pensieri; nonostante il mio rifiuto quella pratica aveva smosso qualcosa di profondo, mi resi conto che aveva toccato dei nodi interni, il non sentirmi all’altezza, la mia ricerca di perfezione, aveva fatto uscire la rabbia nascosta, aveva scardinato la mia zona di confort, aveva stimolato la mia voglia di progredire.
Riflettevo sul fatto che non mi mancava niente per poter praticare quelle sequenze complesse, dovevo solo sbatterci la faccia contro, dovevo lasciare andare il mio perfezionismo, arrendermi al fatto che si ricomincia daccapo e questo non vuol dire essere inferiori ... quella notte realizzai che il mio rifiuto era dettato da un Ego che si faceva bello nelle sue limitate capacità, limitando il mio percorso...
Le fasi per poi passare ad una pratica giornaliera e costante furono le solite che spesso si affrontano quando ancora non credi al potere della pratica; iniziai con il dirmi che dovevo fare della ginnastica di potenziamento, e delle sessioni di stretching x aumentare la flessibilità, ma non servirono a nulla!!
Quella forza e flessibilità richiesta non stavano nella prestanza fisica .... in questo balletto tra fai la prima serie e dedicati al potenziamento buttai mesi inutili senza progressi e senza sentire veramente cosa mi si stava offrendo.
Alla fine la RESA.
Un giorno decisi di srotolare il tappetino e portarci sopra me stessa, con tutti i miei limiti fisici: avevo una brutta scoliosi e delle protrusioni lombari, una struttura muscolare poco tonica, le braccia troppo sottili alimentavano la paura di saltare nel vuoto sorretta solo da loro, le gambe rigide come pali di legno; mi presentai al tappetino così con tutti questi limiti e dissi “adesso respira e vedi cosa accade” ovviamente non fu il miracolo alla prima pratica, anzi ... la frustrazione si ripresentò e continua ad esserci ogni volta che mi muovo e non è come vorrei che fosse, ma da quella prima volta ad ogni pratica ho imparato a fare il bilancio e mi dico che comunque sto calmierando il mio ego e che mattoncino su mattoncino sto costruendo una strada nuova.
Il primo mese di pratica quotidiana fu difficile, mi stancavo tanto e il corpo, che iniziava a cambiare assetto e aspetto, faceva male. Sentivo quei dolori come non dannosi, ma il preludio di un cambiamento.
Io e il mio tappetino in un anno abbiamo fatto un sacco di progressi, la mia ira profonda si è calmata, il mio ego si è acquietato, ho imparato a gioire di tutto ciò che mi circonda senza cercarne la perfezione, ho imparato a rispettare il mio corpo senza forzare per raggiungere un concetto di perfezione che non esiste, e cosa più importante ho imparato a vivere il mio respiro.
Adesso è passato un pò di tempo da quei periodi di trincea, mi godo il viaggio, ogni pratica rivela sempre qualcosa di nuovo, nel profondo fluire del respiro ho imparato a muovermi come una danza morbida e soave dove il tempo si ferma e la mente si calma; il viaggio non finisce e sono tante le cose che scopro giornalmente nella semplicità di una pratica che, sebbene a prima vista sembri solo fisica, mi sta cambiando dentro.
Mi ha dato la forza della flessibilità e l’armonia del fluire.
Quando arrivano nuovi allievi a provare questa pratica mi rivedo, c’è chi ne esce estasiato e chi, come me, arrabbiato perchè l’ashtanga li ha fatti sentire “incapaci”, ma io so che non è la pratica a farti sentire incapace, questa pratica fa uscire i tuoi sentimenti profondi e sono proprio gli allievi che a prima prova la odiano che so essere i praticanti ideali, in quanto la pratica ha toccato i loro nodi e proprio a loro servirà ... e li sento confabulare su propedeutici potenziamenti fisici ecc ecc e ancora mi rivedo, sorrido e dico “fa tutto la pratica regolare, non serve altro, basta crederci e affidarsi” ... certo non tutti sono pronti ad affrontare se stessi nel tappetino, ma quelli che la odiano e poi si ripresentano a lezione sono già intimamente coscienti dei doni che riceveranno.
L’ashtanga è una pratica forte, ogni asana è nella sua versione più estrema, ma non è nella sua fisicità la forza che racchiude, questa concatenazione ingegneristica di asana ha il potere di lavorare profondamente sulla persona a livello anche emotivo e mentale; l’hanno definito l’accelleratore degli effetti dello yoga ed in effetti ho visto cambiamenti incredibili su me stessa e su molti miei allievi, e se poi ti affidi alla pratica e la lasci agire inizia un percorso che io definisco “la magia dello yoga”.

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