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Tappetino maestro di vita

Cristina Chiummo

06 settembre 2020

Come può un semplice pezzo di gomma essere un maestro di vita,???
Come possono dei movimenti fisici agire sulla totalità dell’essere in modo così profondo e completo???
Accettare che sul tappetino agiamo sulla totalità della nostra vita è un concetto molto difficile da comprendere, è un processo, che nonostante gli anni di pratica e di risultati concreti ottenuti, ancora mi lascia basita …
Spesso a fine pratica mi fermo e lo guardo e sorrido, e lo ringrazio.
Lo yoga viene comunemente inteso nella sua accezione ginnica, mi vedete in foto e video nell’esecuzione di asana più o meno complicate e di rado mi riprendo in meditazione o pose estatiche, non mi si addice lo ammetto
ma lo yoga non è questo, anzi non è SOLO questo!
Gli asana, sono solo una parte di una pratica che coinvolge la totalità dell’essere, con la pratica sul tappetino agiamo sull’involucro più semplice e immediato da comprendere, “il corpo”... ma durante la pratica scopriamo che quel corpo , a cui pensiamo poter dare un semplice comando con il cervello, non è un’entità a parte, non è disgiunto dalle nostre emozioni, dai nostri pensieri dalle nostre esperienze; quel corpo, su quel tappetino, è la chiave per ricongiungere la complessità del nostro mondo interiore.
Ogni asana agisce su determinate sfere emotive e mentali, la reazione che ognuno di noi ha è totalmente diversa; certi asana sono più semplici per alcuni e più complessi per altri, e non dipende dal livello di ginnicità; metti il caso di Liliana (la nomino, lo so che le farà piacere!) se provi a metterla in posture di radicamento inizia a dondolare e faticare, poi se la metti a testa sotto e piedi in aria è stabile e lo fa con semplicità; mentre se provo a far fare sirsasana ad allievi muscolosi, da cui ti aspetti che la prestanza fisica li aiuti nell’esecuzione, ecco che si manifestano paure, schemi mentali limitanti, emozioni che non si sanno gestire … e tutto questo accade SEMPRE in ogni asana indipendentemente da quanto siano più o meno basiche.
Proprio per questo spesso trovo difficile classificare un asana come semplice o meno, se mi chiedono rispondo “dipende”, e anche dire a cosa serve un asana, posso indicare le zone del corpo su cui agisce maggiormente, e poi aggiungo (così come risponde Roberto Messina) “ a cosa ti serve me lo devi dire tu, sei tu che la vivi con le tue emozioni e sensazioni!”....
Ma cosa differenzia lo yoga da altre attività ginniche di allungamento muscolare?
Come mai lo yoga ha effetti così profondi?
Nello Yoga ogni movimento (vinyasa) ogni postura (asana) segue il ritmo del proprio respiro, un respiro controllato e profondo, un respiro cosciente che unito al movimento del corpo agisce sulla nostra sfera energetica, emozionale e mentale.
Il respiro è la chiave, il link che unisce tutto … fisiologicamente meglio respiriamo e migliore è l’apporto di ossigeno nei tessuti, che ovviamente ne beneficiano, e tra questi tessuti c’è anche la mente intesa come concatenazione di neuroni, sinapsi che collegano il nostro sentire l’esterno con pensieri ed emozioni …
Quindi possiamo pensare che più ossigenato è il nostro corpo, più ossigenati saranno pensieri ed emozioni?
Sì, direi che potrebbe essere una spiegazione semplice e abbastanza materialistica.
E vogliamo dire che unendo i movimenti fisici a questo respiro il corpo si pulisce in modo più efficace e si allentano le tensioni, quindi produciamo meno tossine e abbiamo meno dolori a cui pensare?
Sì, anche questa spiegazione è abbastanza terrena …..
Ricordo ancora il primo giorno in cui è arrivato un allievo a lezione, lui sportivo accanito, salutista, aveva fatto arti marziali, seduto sul suo tappetino alla mia domanda “e perchè hai scelto di fare yoga?” mi sciorina l’elenco dei sui mille problemi fisici di schiena, ginocchia caviglie ecc ecc … neanche una sola allusione alla ricerca di altro, “io non devo bilanciare nulla, sono una persona molto bilanciata di mio!” uscì durante la lezione … eppure il suo copro diceva altro, diceva che era rigido, che non cedeva il passo, che non si lasciava andare, che non apriva il petto, che questo gli faceva chiudere le anche per paura di … “sentire”! Adesso il tappetino gli ha insegnato un pò di cose, quel pezzo di gomma gli ha insegnato poco alla volta a scoprirsi in veste nuova, accettare i “momentanei” limiti personali e guardarli con amore senza frustrazione, che I nodi del nostro corpo sono un segnale di un nodo diverso … che se ha scelto di fare yoga non era solo per liberarsi del mal di schiena.
Quanti aneddoti si possono raccontare, quante esperienze passano su quel pezzo di gomma; io ho imparato i primi anni di pratica che, nonostante anni di sport, il mio respiro nella postura giusta agiva come detonatore della mia rabbia, calmava la mia mente sempre in cerca di qualcosa di nuovo, placava la mia sete di conquista “costi quel che costi”, mi insegnava a cedere il passo e a non voler avere sempre ragione su tutto, mi insegnava a vedere il buono anche in uno sgarbo, mi insegnava ad essere più umana accettando i miei limiti … a non essere violenta con me e con gli altri, ad apprezzare le cose semplici e che le “cose” non possono colmare i vuoti che crei privandoti di “sentire”.
Ovviamente è sempre tutto in divenire, non sono arrivata alla totale liberazione di tutte le mie asperità, a conoscermi 10 anni fa di strada ne ho fatta tanta, e negli ultimi due anni di pratica giornaliera ho fatto passi da gigante, e lo vedo e lo si vede nella vibrazione delle persone che mi stanno attorno e dalla semplicità e chiarezza di quello che mi circonda; tutto questo grazie a lui il mio “tappetino” che ogni mattina, nonostante il sonno, nonostante il freddo, il caldo le cose da fare, nonostante tutto, lui mi accoglie e nel morbido ritmo del mio respiro mi aiuta a proseguire il mio viaggio.
Sul tappetino si apre la porta verso un viaggio interiore, alla scoperta di noi stessi, un viaggio che porta a casa, la vera casa, il nostro “SE’”
Nel tappetino sperimentiamo i nostri limiti, quelli veri (e spesso momentanei) da rispettare e quelli indotti (dall’ambiente, dalla famiglia, dalle esperienze) che vengono sfatati. Il concetto di “avere limiti”, nell’attuale società, viene vissuto con rifiuto, in quanto indica un impedimento, un non essere “adatto a”, una debolezza, una sconfitta; in realtà ammettere i propri limiti e rispettarli è, nello yoga, il primo passo verso una profonda crescita interiore, che porta, nel tempo, al potenziamento dell’individuo in tutte le sue sfere (fisiche emotive e mentali). Sperimentare che si riesce ad assumere con il proprio corpo posizioni diverse dall’ordinario, equilibri, inversioni, forza, tutto accompagnato dal fluido ritmo del respiro, lascia basiti le prime volte, poi arriva l’indagine interiore. Si prende coscienza delle proprie possibilità, si comprendono paure profonde che spesso ci bloccano, si sperimenta quanto una flessibilità mentale possa aiutare nel piegarsi fluidamente.
“Il corpo è il mio tempio, le asana sono le mie preghiere” Iyengar
il nostro corpo è l’involucro ultimo dove si infrangono traumi emotivi, pensieri nascosti, esperienze passate, schemi mentali indotti; avete mai notato la postura di un iracondo? o di una persona timida? come sono le spalle di chi è sempre pronto a sobbarcarsi i pesi di tutti? … ci sono scienze che studiano queste cose; lo yoga è una delle pratiche più antiche che lavora anche su questo
“Lo yoga ci insegna a modificare ciò che non può essere accettato e ad accettare ciò che non può essere modificato.” Iyengar
Si può scrivere all’infinito come infinite sono le possibilità di evoluzione dell’essere umano, a cui lo yoga, inteso come stile di vita, da gli strumenti, per evolversi.
A nulla serve eseguire gli asana più complessi o la flessibilità più estrema, se poi quello che impari non le porti con te nella vita quotidiana, in famiglia, a lavoro, con gli amici … a nulla serve lo yoga sul tappetino se non impari da lui ad essere una persona amorevole e felice!
Namaste’
Cristina

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