Ashtanga Yoga
STORIA E PRATICA
L'Ashtanga yoga è uno stile di yoga dinamico, sebbene sia arrivato in occidente negli anni ’70, trova le sue origini in periodi più remoti.
Le sue origini non sono del tutto chiare, padre di questo stile di yoga il Maestro Sri K.Pattabhi Jois, che riportò alla luce uno stile di yoga da antiche tradizioni.
Pattabhi Jois divulgò l’Ashtanga Yoga, e lo codificò in 6 sequenze di difficoltà crescente (primary, intermediate, advanced A,B,C) ; a lui si deve la formazione degli insegnanti più rinomati a livello internazionale.
Tutti gli insegnamenti che ci sono arrivati da Pattabhi Jois derivano dal suo maestro Tirumalai Krishnamacharya, che nei suoi insegnamenti riportò alla luce uno stile di yoga molto antico, i cui effetti terapeutici hanno determinato il suo divulgarsi a macchia d’olio in tutto il mondo.
Pattabhi Jois sviluppò la disciplina e fondò l'Ashtanga Yoga Research Institute in Mysore nel 1948. Gli occidentali iniziarono a studiare con lui negli anni '60 e '70, quando lo yoga divenne più popolare in Occidente. Dalla morte di K. Pattabhi Jois nel 2009, suo nipote Sharath Rangaswamy ha assunto il ruolo di direttore dell'AYRI a Mysore.
Conoscere le origini ci permette di capire la sacralità di questa pratica, che sebbene ai giorni nostri viene enfatizzata come la pratica del più ginnico, è una pratica terapeutica che permette al corpo di pulirsi bilanciarsi diventando il luogo ideale per il fiorire di una mente sveglia e serena libera da angoscie e turbamenti. Una pratica adatta e adattabile a tutti, che da benessere al corpo e alla mente, una pratica dove l'unico profagonista è il praticante con il suo respiro.
TRISTANA
Tri=3; sthana=punti fermi è la metodica su cui si basa tutta la pratica.
Ci sono 3 punti fermi da considerare durante la pratica: asana dristi e il respiro.
Questi punti devono essere sempre osservati e praticati durante la pratica degli asana.
Respiro: deve essere effettuato solo dal naso; “il respiro dalla bocca indebbolisce il cuore”; inspirazione ed espirazione devono avere la stessa lunghezza; non ci devono essere interruzioni tra un atto respiratorio e un altro, che assumerà un suono profondo dalla base della gola. Un respiro lungo e profondo attiva il sistema digestivo, accemderà agni, il fuoco digestivo che brucia nel basso addome e che libererà il nostro corpo dalle tossine.
Asana: le posture devono essere fatte in modo metodico e con il giusto allineamneto, sotto la guida di un maestro, secondo il metodo del parampara, trasmissione diretta da insegnante ad allievo.
Dristi: “dove va lo sguardo si direziona il corpo”, il dristi appunto è la direzzione che lo sguardo assume durante gli asana ed è fondamentale per incrementare la concentrazione durante la pratica, aiuta ad allineare il corpo verso la giusta direzione, ferma la mente permettendo di intraprendere il viaggio interiore.
BANDHA
I Bandha, che in sanscrito significano “chiusura” sono degli elementi indispensabili della pratica e si attivano con il respiro.
I principali bandha, utilizzati sia durante i vinyasa che durante la tenuta degli asana, sono situati a livello del pavimento pelvico e nel basso addome e hanno la funzione di sigillare l’energia, donano leggerezza, forza e salute al corpo e aiutano a costruire un forte fuoco interno.
Mula bandha- Mula significa radice ed è posizionato nella zona pelvica. È una contrazione di tutti i muscoli di questa regione (ano e perineo).
Uddyana Bandha- Uddyana significa via ascendente. Si trova nell'addome inferiore. Uddyana bandha viene tenuto durante tutta la pratica, e viene intensificata maggiormente durante l'inspirazione.
Jalandhara bandha- attivato con contrazione della zona a livello del collo e si esegue premendo il mento verso il petto. Questo bandha è usato in alcune posture della pratica e durante l'esecuzione del pranayama.
VINYASA
Vinyasa significa sistema di respirazione e movimento.
Per ogni movimento, c'è un atto respiratorio.
Lo scopo della pratica è di pulire internamente il corpo dalle impurità fisiche ed emotive, che con il tempo si sono accumulate nel nostro corpo, determinandone lo stato attuale.
La respirazione unita al movimento , durante l'esecuzione degli asana secondo il metodo del vinyasa crea un innalzamento della temperatura cororea, facendo sì che “il sangue bolle” (cit.Pattabhi Jois), e le tossine vengano bruciate; si accende agni, che brucierà le impurità che vincolano il nostro attuale stato.
Il sangue denso è sporco e causa malattie nel corpo. Il calore creato dallo yoga pulisce il sangue e lo assottiglia, in modo che possa circolare liberamente attorno alle articolazioni, eliminando i dolori del corpo. Il sangue riscaldato si muove anche attraverso tutti gli organi interni, rimuovendo le malattie e le impurità, che vengono portate fuori dal corpo tramite il sudore; sudare durante la pratica è segno che il processo di purificazione si è innescato.
Il sudore è importante, perché è solo attraverso il sudore che la malattia lascia il corpo e si verifica la purificazione. Se viene seguito il metodo di vinyasa, il corpo diventa sano e forte e puro come l'oro. Dopo che il corpo è stato purificato, è possibile purificare il sistema nervoso e gli organi dei sensi.
La costante pratica (6 giorni su 7) porterà ad un controllo della mente e dei sensi e a una maggiore pulizia del copro, mantenendo la pigrizia lontana, incrementando la forza di volontà, rendendo la mente più lucida e attiva.
NOTA
I sei veleni: un aspetto vitale della purificazione interna che Pattabhi Jois tocca riguarda i sei veleni che circondano il cuore spirituale. Lo yoga shastra dice che Dio dimora nel nostro cuore sotto forma di luce, ma questa luce è coperta da sei veleni : kama, krodha, moha, lobha, matsarya e mada. Questi sono desiderio, rabbia, illusione, avidità, invidia e bradipo. Quando la pratica dello yoga è sostenuta con grande diligenza e dedizione per un lungo periodo di tempo, il calore generato da essa brucia questi veleni e la luce della nostra natura interiore brilla.
Le classi
La Classe Mysore, fa riferimento alla modalità di praticare l’ashtanga a Mysore, capitale di questo stile di yoga.
La classe Mysore è una classe “libera” aperta a tutti i livelli di praticanti, adatta anche ai principianti, purchè questi avvertano l’insegnante preventivamente.
Durante la classe, che ha un orario massimo di ingresso, l’allievo è libero di arrivare e praticherà seguendo i suoi ritmi; l’insegnante lo aiuterà con correzzioni ed aggiustamenti.
Si può intendere come una lezione privata fatta in un contesto di gruppo.
È la metodica tradizionale per apprendere la sequenza della pratica, quindi adatta sia per praticanti esperti sia per chi ha appena iniziato, è il modo in cui questo stile si insegna a Mysore.
La classe guidata è la classe che si svolge seguendo il tradizionale conteggio in sanscrito, così si apprende il giusto vinyasa, andando a "pulire" la pratica da extra respiri erroneamente acquisiti durante la pratica Mysore, utile sopratutto per coloro che conoscendo già la sequenza, vogliono migliorare il fluire del respiro durante la pratica.
La led class per principianti anche questa guidata in sanscrito ha tempi più lenti e didattici, in quanto adatta sopratutto ai neofiti, permette di apprendere la sequenza, ed è la classe per coloro che non si trovano a loro agio nel seguire la Mysore.
Nel percorso formativo è consigliabile per i neofiti, praticare una classe guidata a settimana e negli altri giorni mettere in pratica, nella classe Mysore, ciò che si è appreso durante la classe guidata.
Una volta che l’allievo inizia a padroneggiare la pratica, seguire le classi guidate, permetterà di entrare più a fondo nella pratica apprendendo il corretto vinyasa, che garantisce un potente flusso di energia permettendo di realizzare i fini della pratica.
I Mantra della pratica
La pratica dell’Ashtanga inizia e si conclude con il recitare un mantra (preghiera) iniziale e uno finale.
Predisponiamo la nostra mente alla pratica e alla sua sacralità, dedichiamo la pratica al Guru supremo il nostro Guru interiore che ci guiderà, addestrando il corpo con gli asana, alla scoperta del se.
La ritualità del mantra inizialepermette di focalizzarci nella pratica, chiudendo fuori dal tappetino il mondo esterno e restando presenti nella pratica.
Il mantra finale ha il potere di suggellare ciò che è avvenuto nella pratica, e dedicare le energie prodotte interiormente a fini più nobili.
I mantra vengono cantati durante la Classe Guidata ad inizio e fine pratica, l’insegnante reciterà un verso e gli allievi a seguire lo ripeteranno; mentre durante la classe Mysore, l’allievo inizierà l sua pratica recitando in silenzio i mantra ad inizio e fine pratica, poi l’insegnante ad apertura della classe Mysore potrà richiamare i praticanti, che interromperanno la loro pratica, per recitare il mantra iniziale insieme.
Se all’inizio si può provare un pò di imbarazzo nel proferire il mantra, con il tempo se ne apprezzeranno i benefici.
I mantra sono preghiere in sanscrito i cui vocalizzi hanno una eco energetica all’interno del nostro corpo, nella pratica dell’ashtanga il canto dei mantra ha un’importante ruolo, infatti non a caso si dedicano sessioni ad hoc per apprenderne il loro vocalizzo.
Mantra iniziale
Oṃ
vande gurūnāṃ caraṇāravinde sandarśita-svātma-sukhāvabodhe |
niḥśreyase jāṅgalikāyamāne saṃsāra-hālāhala-moha-śāntyai ||
ābāhu-puruṣākāraṃ śaṅkha-cakrāsi-dhāriṇam |
sahasra-śirasaṃ śvetaṃ praṇamāmi patañjalim ||
Mi inchino ai piedi del Supremo Guru
che insegna la via per conoscere la grande felicità dell’auto-realizzazione del sé,
come un guaritore della giungla elimina l’illusione
e il veleno dell’ignoranza del samsara (esistenza condizionata)
dalla parte superiore del corpo di aspetto umano,
porta con sé una conchiglia (il suono divino), un disco (il tempo infinito) e una spada (la discriminazione).
Mantra finale
Oṃ
svasti prajābhyaḥ paripālayantāṃ nyāyena mārgeṇa mahīṃ mahīśāḥ |
go-brāhmanebhyaḥ śubham astu nityaṃ lokāḥ samastāḥ sukhino bhavantu ||
Oṃ śāntiḥ śāntiḥ śāntiḥ |
Possa la prosperità essere glorificata,
possano gli amministratori governare il mondo secondo legge e giustizia,
possano tutte le cose sacre essere protette,possano gli esseri di ogni luogo essere felici e vivere in prosperità.
Om, pace, pace, pace.
Yoga Chikitsa
Yoga Chikitsa è il nome in sanscrito della prima serie di Ashtanga; il suo significato in sanscrito sta ad indicare yoga terapeutico (chikitsa significa “terapia“) e la sua funzione è quella di disintossicare e purificare il corpo, renderlo forte e resistente e produrre un certo grado di scioltezza nelle articolazioni e di elasticità del tessuto corporeo. Essa costituisce la base per ulteriori livelli di pratica in quanto prepara il corpo in flessibilità e forza, e permette di prendere padronanza della metodologia del vinyasa.
Calendario lunare
Chi non è pratico dell’Ashtanga si chiederà “e adesso che c’entra il calendario lunare?”.... tradizione vuole che durante i giorni di luna piena e luna nuova il praticante di ashtanga si debba astenere dalla pratica. Ma partiamo da definire il praticante di ashtanga...si definisce tale colui che ogni giorno effettua la sua pratica o tra le proprie mura domestiche (come spesso capita a noi insegnanti) o come meglio si addice per progredire in modo sano nella pratica, ogni giorno in classe dal proprio insegnante, quindi 6 giorni su 7, dedicando la domenica al riposo e astenendosi per i “Moon Days”; inoltre alle donne è richiesta una maggiore attenzione durante i periodi del ciclo mestruale. Ma vediamo perchè dovremmo astenerci per i giorni di Luna.
Si ritiene che durante i giorni di luna, vista linfluenza che questa ha sui fluidi terrestri, il corpo potrebbe risentirne linflunza, pertanto il praticante potrebbe essere maggiormente esposto ad infortuni o disaggi durante la pratica; altra interpretazione che potrebbe essere più verosimile è che essendo Pj appartenente alla casta dei Bhramini e avendo questi durante i giorni di luna, notevoli adempimenti nel tempio, la shala in quei giorni veniva chiusa agli studenti. In ogni caso è bene usare la tradizione con buon senso e rispetto, se pratichi ogni giorno 6/7 rispettare i moon days è anche un atto di rispetto per la tradizione, ma se puoi praticare solo poche volte a settimana e magari sei pure donna allora valuta se quel giorno di luna è giusto rispettarlo o meno. Io di solito consiglio ai miei allievi di guardare preventivamente il calendario lunare del mese in modo da potersi organizzare e cercare comunque di riapettare la tradizione.