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Rabbia, da dove viene e come la gestisco.

Cristina Chiummo

6 settembre 2020

La rabbia è una delle emozioni più difficili da gestire.
Quando arriva, monta come un uragano e diventa difficile da controllare….il colorito cambia di un rosso porpora, si riescono ad ingegnare epiteti usando le più arcaiche conoscenze di tutti i dialetti del mondo, volano oggetti a velocità supersoniche (ricordo un iPhone ridotto in mille pezzi!!) … quando il mostro della rabbia si impossessa della tua mente è difficile sedarlo ….
”Difficile”, ma non IMPOSSIBILE. in nostro soccorso arrivano tante discipline e pratiche di respirazine che dovrebbero aiutarci a far detonare la bomba, ma spesso sono aiuti su come sedarla quando già ha preso piede nella nostra mente.
Lo yoga essendo una disciplina finalizzata alla realizzazione dell’armonia dell’essere vivente nelle sue 3 sfere di corpo anima e mente, ci aiuta nella gestione delle emozioni sia nel loro eccesso che nel loro difetto, in modo che l’individuo possa avere una bilanciata emotività, reagendo agli eventi esterni con maggiore lucidità e controllo; infatti con lo yoga non agiamo sul “sedare” la rabbia, ma andiamo proprio alla radice lavoriamo sulle nostre reazioni agli eventi esterni che ci fanno inalberare, lavoriamo sul nostro modo di elaborare il mondo che ci circonda.
È normale arrabbiarsi, le emozioni fanno parte dell’essere umano. È bene ricordare, però, che la rabbia attacca prima il soggetto che l’oggetto cui è rivolta.
Lo yogi Patanjali negli Yoga Sutra consiglia di non sprecare tempo ed energie con chi non è pronto ad ascoltarci, perché turberebbe solo la nostra mente:
“Coltivando un atteggiamento di benevolenza, di compassione, di gioia e di distacco nei confronti rispettivamente di felicità, del dolore, della virtù e del demerito, la mente diviene limpida, mantiene la sua calma indisturbata” (Sutra 1.33).

Ovvero realizzare una tranquilla partecipazione e un sereno distacco verso gli altri che ci porta ad un naturale atteggiamento positivo verso I felici e chi prova gioia sviluppando compassione verso chi soffre e indifferente distacco verso I “malvagi” , quindi evitando che coloro che determinano rabbia in noi tramite le loro azioni possano turbarci, evitando di provare rabbia per le cause della sofferenza altrui.
È importante perciò capire quando prevenire la rabbia, e quindi evitarla, e quando canalizzarla, e quindi trascenderla.
Evitare la rabbia
Chi si indigna, sente la sua sicurezza minata. La rabbia è intimamente legata alla paura, al processo di “attacca o fuggi” ed è in questo caso un attacco, in difesa delle proprie “ferree” posizioni; la rabbia deriva molto anche dall’attaccamento verso idee, cose, persone, risultati ecc … e come ogni azione carica di aspettative se delusa porta infelicità, così la rabbia è una modalità di esternare il proprio dolore.
Alcuni piccoli accorgimenti di autoconsapevolezza possono aiutare a sviluppare quel sano distacco per fluttuare leggeri tra gli inevitabili conflitti relazionali:
• cerco di non prendermi troppo sul serio e affronto con ironia le mie azioni
• considero le critiche come un modo per osservarmi da una prospettiva diversa e poterne trarre una crescita valutando quanto valore do io alla persona che le ha mosse e ignorando quelle che provengono da persone che poco stimiamo, in quanto comunque parlano una lingua diversa dalla nostra
• comprendendo che l’altro agisce sempre in base ai suoi pensieri, alle sue azioni, e al suo karma.
Comprendendo appieno le ragioni di certe azioni, iniziamo a prendere consapevolezza delle situazioni e delle dinamiche di certe nostre reazioni…e alla fine farsì che cose che prima ci bloccavano la vena della ragione, con l’osservazione e l’autoanalisi, finiscono per non toccarci più.
Gestire la rabbia
Ci sono delle situazioni in cui arrabbiarsi è inevitabile ed esprimere la rabbia è necessario. Come tutte le emozioni, essa non va repressa. La sfida, quindi, è esprimere la rabbia senza essere arrabbiati.
Gandhi ne è un esempio: egli era molto arrabbiato con il governo inglese per la sua decennale occupazione dell’India. Una storia narra che un giorno Gandhi si trovava a pranzo con degli ufficiali inglesi. Uno di loro lo schernì dicendo: “Oh, oggi a tavola abbiamo maiali e uccelli”. E Gandhi ribattè: “Non si preoccupi, Sir, non volerò via”. Ecco. Gandhi sapeva come esprimere la rabbia con dignità e contegno attraverso l’arma dell’ironia.
Ogni emozione è una reazione interpretata dall’ego.
Trascendere un’emozione non è semplice, bisogna essere in uno stato di equilibrio e distacco, e raggiungere l’assenza di dualità….
…..io faccio questo tu no, io dico questo tu no, io provo questo tu no, io vedo questo tu no....
Se non si supera il concetto di dualità apprezzando le diversità altrui come un’opportunità di vedere il mondo sotto una diversa prospettiva, anche nell’amore ci sarà rabbia.
Lo yoga ci insegna che è la nostra coscienza deve prima di tutto riconoscere e comprendere quest’emozione, e l’ego deve applicare pazienza, fiducia e perseveranza per raggiungere il distacco e trasformare un’emozione negativa in un’opportunità di crescita.
Ma come si trascende un’emozione?
Servono almeno due strumenti:
Consapevolezza, che impedisce l’identificazione totale con la rabbia e gli schemi mentali negativi a essa legati;
Pratica, sia essa di yoga, meditazione, o altre tecniche volte a ristabilire equilibrio e centratura.
Una pratica particolarmente efficace è la meditazione sulle emozioni, di origine tantrica, che si basa sul riconoscimento che tutte le emozioni, belle o brutte che siano, sono energia di cui possiamo beneficiare.
Siedi in una posizione comoda.
Porta l’attenzione al flusso respiratorio che arriva nel centro del cuore.
Entra nello spazio del cuore. Inspirando lascia che sia espanda. Espirando lascia che si ammorbidisca.
Mantenendo la consapevolezza in questo spazio, ricorda una situazione che riporti un sentimento intenso di rabbia. Se non ci sono situazioni attuali, ricorda un’esperienza passata.
Mentre l’emozione riempie la tua mente, abbandona i pensieri che la riguardano. Molla la trama, la situazione, la storia dell’io, mio, me.
Focalizzati puramente sull’energia, sulla sensazione che dà all’interno del corpo.
Nota dove va a depositarsi e mantieni il tuo sentire nello spazio del cuore.
Stai con l’emozione. Lascia che si espanda, che penetri in ogni cellula del tuo essere.
Siedi fino a che l’energia della rabbia non si dissolva nella consapevolezza.
Goditi la pace che segue.
Rabbia e chakra

il chakra del plesso solare
Il terzo chakra, Manipura, è chiamato anche il centro del comando.
È in questo centro di elaborazione energetica che l’essere umano può trovare la forza, la determinazione e la volontà per affermare le proprie scelte rispetto al mondo che lo circonda: un forte terzo chakra gli fornisce la possibilità di sostenere tutte le sfide che ogni giorno presenta.
L’emozione più potente ad esso collegata è la rabbia. Quando non vi è equilibrio nel terzo chakra, non ascoltiamo i nostri impulsi verso ciò che ci dà piacere e che ci interessa; questo sentimento ci porta a voler imporre il nostro dominio senza curarci degli altri, diveniamo anche arroganti, ciò ci porta ad avere difficoltà a sviluppare rapporti armoniosi e possiamo vivere in uno stato di insoddisfazione e rabbia perenni, come se ci fosse un “fuoco” che ci consuma, infatti ci sentiamo spesso privi di energia quasi spossati dopo un evento iracondo.
Il terzo chakra rappresenta le qualità che influenzano il nostro modo di manifestarci nel mondo: espansività, consapevolezza della vita, azione, volontà e piacere.
Il modo in cui alimentiamo il nostro fuoco interiore il fulgore che irradiamo nel mondo; è collegato infatti ai nostri sogni, desideri ed ambizioni, e governa l’accettazione di noi stessi, l’autostima e il rapporto con gli altri.
Un suo squilibrio può portare il voler imporre il nostro dominio senza curarci degli altri, essere arroganti, difficoltà a sviluppare rapporti armoniosi, atteggiamenti spesso esternati con rabbia e violenza; oppure astensione dall’azione, difficoltà a prendere decisioni, comportamenti autodistruttivi, atteggiamento di rinuncia e timidezza depressione ed esaurimento nervoso, che possono esplodere o implodere in rabbia verso gli altri o verso se stessi; infatti a livello fisico il pancreas e lo stomaco, sono gli organi più soggetti a somatizzazione basti pensare ai detti “ verde (come la bile) dalla rabbia” “fare il fegato marcio” “ha fatto bile” “questa situazione non la digerisco” “ questo non mi va giù”.
Gli asana che ci aiutano


Gli asana più specificatamente indicati per creare uno stato di calma e quiete sono:
i piegamenti in avanti che inducono ad un senso di profondo rilassamento,
le torsioni, che aiutano a spremere la “bile” dagli organi interessati
posture sinuose che invitano a osservare la realtà da tutti i punti di vista diversi, ma possibili per comprendere meglio ciò che ci induce nello stato rabbioso.
Ecco alcune asana possibili: Paschimottanasana, Ardha Matsyendrasana, Parivrtta Trikonasana, Parivrtta Parsvakonasana, Kurmasana, supta kurmasana, Nidrasana
Respira che ti passa
Un piccolo, semplice esercizio di respirazione che vi consigliamo di eseguire quando sentite montare la rabbia dentro di voi è il seguente:
focalizzatevi sul vostro respiro
concentratevi sull’espirazione
fate in modo che l’espirazione sia più lunga e lenta rispetto all’inspirazione
Ripetete per qualche ciclo respiratorio e poi osservate nuovamente il vostro stato interiore.
Altre pratiche che possono aiutare sono Ujjayi pranhayama, Nadi Sodhana.
Importante
Al di là di facili tecniche di “pronto soccorso”, vi invitiamo a fare vostre quotidianamente pratiche come lo yoga o la meditazione se tendete a incorrere in scoppi di ira.
Sarebbe un impegno che prendete con voi stessi per provare a evolvere e maturare su un aspetto del vostro carattere; agendo in modo radicale tendando di modificare la gestione istintiva di questo sentimento: il fine è quello di ammorbidire la rabbia cieca e depurarla dai suoi eccessi negativi mantenendone solo il legittimo, sano e giustamente battagliero atteggiamento verso la vita.
Namaste
Cristina

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